mercoledì 23 luglio 2008

OMICIDIO BASILE/CONSEGUENZA DELLA MANCANZA DI TRASPARENZA NELLE ISTITUZIONI COPERTA DA MOLTI POLITICI INCAPACI,RICATTATI O COLLUSI

Per Luigi Di Napoli, imprenditore e presidente dell’Associazione Tutela Utenti Servizi Bancari(a.gi.d.@virgilio.it), impegnato da un ventennio in battaglie contro certi settori deviati delle istituzioni “L’efferato omicidio del consigliere provinciale Giuseppe Basile è l’ennesimo prevedibile tragico effetto dell’impunità assicurata, anche per l’inerzia di molti politici incapaci, ricattati o collusi, ai poteri forti e della mancanza di trasparenza nelle istituzioni, che, segnatamente, caratterizza certi pubblici ufficiali rassegnati ad esercitare il ruolo di maggiordomi di altri poteri e della protervia di alcuni Magistrati Salentini, fortunatamente pochi, ma pericolosi, che pensano di potersi servire della giurisdizione per scopi privati e politici, per confezionare processi a carico di innocenti ed insabbiare, talvolta, gravissimi delitti commessi dai potenti di turno. Il grido d’allarme, rimasto, purtroppo inascoltato, è stato lanciato” - prosegue Luigi di Napoli - “da vari anni, anche da numerosi magistrati indipendenti ed onesti, che, pur essendo la maggior parte, sono, probabilmente i più deboli e sono rimasti isolati. La memoria di Peppino Basile, imprenditore, anch’egli vittima del sistema bancario, fino ad essere costretto ad abbandonare ogni attività dopo aver constatato l’indifferenza, a tacer d’altro, di alcuni settori della magistratura nei confronti degli abusi degli istituti di credito, non può essere usata per vuote celebrazioni e narcisistiche passerelle che egli ha sempre disdegnato. Da domani” – conclude DI NAPOLI – “Tutti, senza esclusione di nessuno, considerato che Peppino, anche le volte in cui le sue denunce non erano condivise, godeva della considerazione di tanti semplici cittadini oltre che di politici di maggioranza ed opposizione ad ogni livello, dovremo sollecitare un serio ricambio della classe politica e l’allontanamento dei mercanti dal Tempio, di quei magistrati cioè, che fanno diventare, come gli stessi esponenti dell’Italia dei Valori non possono non sapere, nero ciò che è bianco, quadrato ciò che è tondo, fino a scambiare i ruoli colpevole-vittima, coprire gli usurai e dichiarare falliti i creditori usurati, fatti passare artatamente per debitori, invece che i reali debitori, fatti passare, con vari giochetti, ormai censurati perfino dalla Cassazione, addirittura, per creditori. E’ indifferibile una seria pulizia nel settore della Giustizia, cominciando da alcuni uffici della sezione fallimenti del Tribunale di Lecce, senza paraocchi, senza calcoli opportunistici e vincoli di casta, per consentire ai magistrati con le mani pulite – che, si ripete, sono i più - di fare serenamente il loro lavoro, ristabilire la legalità e recuperare la fiducia dei cittadini ormai ridotta ai minimi termini.”

domenica 1 giugno 2008

Alfano e Napolitano, se avete le mani legate o avete paura, dimettetevi


Al bando la retorica e le ipocrisie dalle cerimonie del 2 Giugno: piuttosto concreti ed immediati interventi per impedire che la velleità di alcuni giudici trasformi il nostro Stato in Repubblica delle banane

Giustizia/Cossiga: Alfano, attento che ti arrestano la moglie...

Giustizia/Di Napoli: Il Ministro Alfano rischia che qualche giudice lo dichiari fallito insieme a sua moglie per vendere i suoi beni…

Sfugge al Presidente Francesco Cossiga[1] che il Ministro della Giustizia, sua moglie ed i suoi parenti corrono rischi ancora più gravi dell’arresto. Rischiano di essere dichiarati falliti. Dagli arresti, si è passati, ormai alle sentenze di fallimento ed alla vendita dei loro beni. Pur di intimidire avversari e contestatori. Mentre il Presidente della Repubblica continua a tacere. Come tacque – in buona fede e per errore, secondo quanto ha successivamente sostenuto e gli abbiamo creduto - per i carri armati del 1956 in Ungheria. Non potremo, però, continuare ad attribuire a buona fede o ad errori il perdurare, per oltre quindici giorni, di una situazione, quella sotto descritta, che lui conosce da oltre un anno e la cui gravità, da avvocato qual è, non può continuare ad ignorare o sottovalutare. Essendo, anche, Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura non può non chiedere al Consiglio perché tra Magistrati (vedi, ad esempio, i casi De Magistris e Forleo) si usino due pesi e due misure. E non può non chiedere – e siamo fiduciosi che il Presidente Napolitano lo farà personalmente già il 2 giugno chiedendo al Vice Presidente del CSM Mancino che l’argomento venga affrontato concretamente e seriamente alla prossima seduta del Consiglio - come mai stiano ancora ai loro posti i Magistrati appresso indicati, schegge impazzite ed inequivocabili pericoli per la democrazia oltre che per l’immagine ed il decoro della Giustizia. O, se il CSM, continuerà, come in passato, a fingere di non sentire o a coprire fatti gravi come quelli tra poco narrati, non potrà non chiedersi se non sia necessario chiedere l’apertura di un’indagine sui consiglieri del CSM per accertare se siano vittime di intimidazioni, se siano in condizioni di poter svolgere autonomamente il loro mandato o se vi sia qualcuno – identificandolo – che ha interesse a coprire certe situazioni.

Tornando ai rischi evocati dal Presidente Cossiga. E’ realistico pensare che il neo Ministro della Giustizia on. Angelino Alfano non rischi, solo, l'arresto della moglie. Che, essendo arbitrario, ovviamente, sarebbe annullato dopo qualche giorno dal Tribunale del riesame o dalla Cassazione. E non consentirebbe di far conseguire i risultati probabilmente voluti da qualcuno. Il Ministro Alfano rischia, essendo ancora in circolazione una squadraccia non ignota al Presidente della Repubblica, al Ministero della Giustizia, alla Procura Generale della Suprema Corte ed agli ispettori ministeriali – fortunatamente sparuta, ma dotata di solide protezioni assicurate, probabilmente anche da qualche occulto potere forte - di magistrati frustrati, disonesti e deliranti che vendano i suoi beni o quelli di qualche parente, usando i timbri dell’ufficio giudiziario e dichiarandoli falliti. E’ accaduto in Puglia . Si è, perfino verificato, che un Magistrato del Tribunale di Lecce, tal Massimo Orlando, abbia, prima minacciato di farlo trovare con la mano stesa fuori alla porta della Chiesa e poi confezionato crediti falsi in danno dello stesso cittadino che gli aveva notificato un precetto cambiario intimandogli il pagamento, dopo essersi rifiutato di soprassedere al protesto, come gli aveva chiesto minacciosamente, sempre il citato giudice . Presiede, tuttora, la sezione del Tribunale in cui “opera” Orlando, il dott. Pasquale Marco Esposito, padre dell’avv. Antonio Esposito al quale la sezione presieduta dal padre affidava incarichi di ausiliare fallimentare. Ci sorprende che il Presidente Cossiga non sia aggiornato sugli ultimi mezzi di punizione che certi magistrati usano “per dare una lezione” contro i contestatori, gli innovatori e contro chi denuncia gli scheletri che alcuni di loro, sebbene siano magistrati, hanno negli armadi. Alle ordinanze di custodia cautelare ed agli arresti hanno sostituito, come misure “preventive” o di “correzione”, le sentenze di fallimento, arma ben più efficace dell’arresto che qualche collega-magistrato “traditore e pavido”, insensibile alla “deontologia della casta”, potrebbe revocare. Poiché "non si fidano di molti colleghi” che potrebbero, quindi, annullare le misure degli arresti in pochi giorni, hanno "rivalutato" le misure di correzione dei golpisti. Attuate attraverso la pronuncia di sentenze di fallimento degli antagonisti, addirittura, spesso, creditori di quanti fanno, falsamente, risultare creditori nonostante non abbiano alcuna ragione di credito (sic.!!!) per privarli dei loro beni ed annientarli con le loro famiglie. E la successiva studiata assegnazione delle cause ai "giudici affidabili e preparati" nonché la strumentale composizione dei collegi giudicanti in barba al principio costituzionale della precostituzione del giudice per pilotare i processi e rigettare le opposizioni alle sentenze di fallimento artatamente e pretestuosamente pronunciate. Ecco, così, ritornati, i Tribunali Speciali e la confisca dei beni che i dittatori hanno sempre usato per distruggere chi li contestava. Mentre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il Procuratore Generale presso la Cassazione pare che stiano, ancora, a guardare. O a godersi il fresco dei giardini del Quirinale, brindando e festeggiando la Repubblica (quale ? quella….delle banane? ) .Saremo costretti a dire altrettanto del nuovo Ministro Angelino Alfano che, essendo di fresca nomina, probabilmente ignora il problema, lo scandalo ed i comitati d'affari sorti in certi ambienti giudiziari, in cui operano vere e proprie associazioni per delinquere, se nei prossimi quindici giorni non promuoverà le appropriate iniziative. Siamo pronti a fornirgli le prove. Non vogliamo credere che si sia arreso e sia disponibile a scambi di favori per i suoi amici o a rinunciare alla proposta di una seria riforma della Giustizia ed all’esercizio dei poteri inerenti l’iniziativa disciplinare in cambio dell’assicurazione dell’impunità e dell’intoccabilità a favore di qualcuno.

Se non potete – e non ce lo auguriamo - promuovere immediatamente la radiazione dalla Magistratura dei personaggi citati che velleitariamente vorrebbero introdurre i Tribunali Speciali e la misura della confisca dei beni dei contestatori, così calpestando i principi dello Stato Democratico, abbiate il buon gusto di evitare di parlare di Tricolore, di Repubblica, di vittime per la conquista della democrazia e la tutela della legalità Martiri ed il coraggio dell’unico gesto che saremmo costretti a chiedervi: di D I M E T T E R V I.

Luigi Di Napoli, Presidente del Movimento Giuristi Democratici

3470028816

luigidinapoli.blogspot.com



[1] "Sono molto affezionato al giovane ministro della Giustizia Angelino Alfano, figlio di un democristiano e da ragazzo democristiano lui stesso. Ha fatto bene a dichiarare che non ci sarà nessuna riforma dell’ordinamento della magistratura, perché altrimenti si sarebbe ritrovato la moglie arrestata prima ancora che giurasse al Quirinale". Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga.

"Alfano - spiega Cossiga - ha detto che nulla vi è nel programma, ma anche se vi fosse ci penserebbero i non pochi seguaci di Alfredo Rocco, grande Guardasigilli di Benito Mussolini, a impedire che si renda attuale in Italia la parità tra accusa e difesa e la effettiva terzietà del giudice nell’unico modo possibile e proprio di tutti gli ordinamenti occidentali, cioè con la divisione tra Pm e giudici".

"Il mio consiglio ad Alfano - dice l’ex capo dello Stato - è di introdurre subito l’unico provvedimento che la gran parte dei magistrati (per fortuna non tutti) considerano essenziale per la Giustizia: l’aumento, meglio se al doppio, degli stipendi. E poi, avendo già attuato l’avanzamento per anzianità senza demerito, quello che è il vero obiettivo dell’Anm: l’avanzamento di carriera soltanto per anzianità anche in caso di demerito, in vista del traguardo finale: l’anzianità congiunta al demerito".

"Avanti tutta - dice ancora Cossiga - che forse riusciremo a introdurre il principio proprio dei regimi autoritari e dell’inquisizione cattolica e calvinista: quello della presunzione di colpevolezza. Forza Angelino che ce la fai! E se mi dai retta, trasferisci subito la residenza di tua moglie a Roma per sottrarla alla competenza della Procura di Palermo".

domenica 20 aprile 2008

COME IMPEDIRE I PROCESSI PILOTATI E TRUCCATI

Attraverso l’abolizione della discrezionalità nella nomina dei magistrati
e con la sanzione di nullità



Gli arbìtri e gli abusi che spesso appaiono come veri e propri tentativi golpisti di una grigia cordata di magistrati frustrati che si coprono l’un l’altro, reclamano misure ben più energiche ed appropriate della pur necessaria separazione delle carriere e personalità diverse da avvocati che possano essere condizionati dalla preoccupazione di dover esercitare nuovamente la professione al termine del mandato ministeriale o da magistrati che non avrebbero la sufficiente autonomia dall’ordine di appartenenza e dallo spirito di casta e colleganza. Tra i nomi che circolano, il più adatto, anche perchè non é né avvocato né magistrato, é quello del sen. Roberto Castelli. Che, però, dovrebbe includere tra i Suoi consiglieri ed esperti anche chi, si perdoni la presunzione e l’autocandidatura, come il sottoscritto, é stato processato ed assolto ventisei volte “perché il fatto non sussiste”, tratto agli arresti domiciliari per ben due volte per oltraggio a magistrato in udienza ed a pubblici ufficiali, ha rinunciato per ben due volte alla prescrizione ed all’amnistia in processi conclusi, sempre, con la formula più ampia di assoluzione. Ritengo che si potrebbero sbugiardare - come neppure il Presidente Berlusconi ed il sen. Castelli hanno, finora fatto, perché, probabilmente non immaginano che certe toghe sporche possano essere giunte a fare quanto appresso accennerò - quei magistrati che ancora tentano di scrivere commedie sull’inattuato principio della precostituzione del giudice naturale, omettendo di dire che la violazione di tale principio non é, in realtà, sanzionata, per cui il capo dell’ufficio può pilotare i procedimenti ed i processi a suo piacimento, assegnandoli ai colleghi che ritiene “più affidabili” e che possono garantirgli il risultato voluto, magari per favorire gli amici o gli amici degli amici. Ma vi é di più. Si é giunti al punto di processare, come é capitato a chi scrive, addirittura per interruzione di pubblico servizio, chi, presentando un ricorso per ricusazione del Giudice che non ritiene quello naturale, pretende di farsi giudicare da quello previsto dalle tabelle approvate dal CSM. Anche tale processo si é, ovviamente, concluso con un’assoluzione e con l’immagine di un’intimidazione rivolta al sottoscritto che aveva osato contestare con la ricusazione i criteri di assegnazione dei procedimenti. Senza dire, poi, che alcuni magistrati hanno escogitato misure ancora più pericolose ed “efficaci” degli arresti per bloccare gli antagonisti ed i contestatori. Sono le vendite dei beni e le sentenze di fallimento emesse, addirittura contro persone che risultano creditori di coloro i quali hanno presentato le istanze di fallimento. Sono tornati, insomma i Tibunali Speciali e le confische dei beni degli avversari, misure che i regimi totalitari e le dittature hanno usato ed usano per sopravvivere e puntellarsi. Di tutto questo posso fornire ampie prove. Le esperienze e le indagini da me effettuate sono a disposizione del nuovo Presidente del Consiglio e del nuovo Ministro della Giustizia, sicuro che dinanzi a tale mole di arbitri, documentalmente provati, si eviterebbe di intralciare una seria riforma della Giustizia anche da parte dei Magistrati più seri e che non usano la giurisdizione per interessi privati o per fare mercato. Il sen. Castelli ha, certamente buona volontà, ma non deve credere che la sua riforma é efficace solo perché molti magistrati fingono di criticarla. La sua riforma, per quanto sopra dedotto, deve essere integrata con norme che, concretamente, vietino ai capi degli uffici di assegnare a piacimento i procedimenti e prevedano sanzioni di nullità per le violazioni. Solo così si potrà evitare che i processi vengano pilotati e che la Magistratura venga ulteriormente politicizzata.
Per evitare, poi, che vengano usate come spauracchio le sentenze di fallimento, é urgente riformare in modo serio la legge fallimentare, prevedendo che la sentenza di fallimento possa essere pronunciata solo se l’istante il fallimento prova che il suo credito é stato accertato attraverso un provvedimento giurisdizionale definitivo e se ha provato, sempre con un titolo certo e definitivo, che il patrimonio del debitore non é capiente.
Luigi Di Napoli, presidente del Movimento Giuristi Democratici
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